Fin quando nelle scuole di specializzazione non si darà la giusta importanza ai doveri deontologici e al rispetto per le dinamiche sottese al lavoro di consulente, non ci sarà speranza per la medicina legale!

Se da un lato non si può fare di tutta l’erba un fascio, dall’altro mi accorgo che da certe scuole escono solo pochi fenomeni.

Debbo necessariamente rimandare all’articolo di “Io Polemico dell’8 marzo” (al quale rimando anche per leggere gli allegati) per non scrivere troppo oggi e concentrarmi solo sulle controdeduzioni della collega “specialista in medicina legale”.

Vorrei solo ricordare che la bozza di relazione è stata presentata 7 mesi dopo i termini concessi dal Giudice e che per tale ritardo non era stata presentata una istanza di proroga ed inoltre che la collega medico legale non si è fatta ausiliare da uno specialista chirurgo vascolare contravvenendo ai principi del codice deontologico medico.

Inoltre, il fatto che mi manda al manicomio, è che per il giudice non è stato motivo di ricusazione anzi, ove interrogata sulla questione, nell’ultima udienza, ha affermato “…chissà quali problemi ha avuto”.

Beh, lascio a voi le conclusioni pensando inoltre che questa collega, quando ha depositato la relazione definitiva, ha chiesto 2500 euro in quanto tale lavoro le è costato un lavoro pari a ben 300 vacazioni!

Allora analizziamo le controdeduzioni (ma per cortesia leggetevi la bozza di CTU e le note allegate all’articolo dell’8 marzo) che si allegano come file.

Prima “svirgolata”:

il sottoscritto non si chiama più Carmelo Galipò, ma “Roberto Gallipò”! Voi direte, ma ti appunti su un “lapsus calami”… e io vi rispondo: no amici miei, questo va fatto notare per due motivi, uno perché mi conosce da qualche anno, due perché denota superficialità nella redazione della relazione che… malgrado tutto, le è costata una fatica di 300 vacazioni!.

Seconda, terza e quarta risposta: non ci sono parole per qualificarle, quindi sono costretto a riportare dei tratti:

“…al contrario di quanto affermato dal Dr. Gallipò, la riuscita dell’intervento di rivascolarizzazione arteriosa del piede destro nel caso specifico non era scontata. Questo non solo perché in medicina mai può essere garantito il buon risultato di un trattamento specialmente di tipo chirurgico, ma soprattutto perché le condizioni delle arterie del Sig. E. erano alquanto compromesse”.

Secondo voi, che senso medico e giuridico ha questa affermazione? Io non ho ancora capito cosa voglia dire la collega.
“le arterie del sig. E. erano alquanto compromesse”. Ma la rivascolarizzazione si fa in soggetti sani o in arteropatici (con arterie rovinate) e con rami occlusi?

Che cos’è il buon risultato chirurgico che il medico non può garantire? Sono risposte che mi “sballotteranno” nella teca cranica fino alla morte!

Andiamo oltre.

La collega afferma che il sottoscritto nelle note critiche (di ben sei pagine e che prego di rileggere al link che segue) non ha ben articolato il discorso tanto da impedirle di rispondere.

Ma la collega invece di rispondere così non poteva consultare “umilmente” un chirurgo vascolare che avrebbe ben compreso quanto articolato dal sottoscritto? Comunque è chiaro che la CTU non aveva come giustificarsi e questo lo si deduce anche per i fatti di seguito descritti.

E adesso l’apoteosi del sublime: la valutazione medico legale del maggior danno!

Riporto una parte della conclusione:
“…ma nel caso in discussione il Dr. Gallipò (che si ritiene un grande esperto nella valutazione del danno biologico) dimentica che il soggetto era già portatore di una arteriopatia agli arti inferiori con lesioni ulcerative e gangrenose del piede che può comportare un danno biologico anche maggiore secondo le comuni tabelle valutative di riferimento”.

Adesso ditemi voi lettori e colleghi medico legali e giuristi come dovrei rispondere a questa collega!

In verità dovrei far rispondere ai colleghi che l’hanno specializzata, ma lascio a voi tale piacere ricordando che in fondo alla pagina esiste lo spazio per commentare l’articolo. Io penso fondamentalmente che la collega non conosca il significato di Maggior Danno e di esiti attesi (e forse che le lesioni ulcerose e gangrenose possono guarire), ma se avete in mente qualcosa di più preciso scriveteci.

Dr. Carmelo Galipò
(Pres. Accademia della Medicina Legale)

SCARICA QUI LE CONTRODEDUZIONI DEL CTU

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5 Commenti

  1. In merito al caso che ha per oggetto l’ amputazione dell’ arto inferiore è necessario fare alcune precisazioni sia di natura semantica che di natura tecnica.
    Relativamente alla terminologia utilizzata, per non apparire improvvisati o superficiali, bisogna specificare che le controdeduzioni (o osservazioni o note critiche) vengono formulate dalle parti (consulente o avvocato) mentre le risposte del CTU sono denominate “chiarimenti”.
    Fatta questa precisazione, passando alla disamina tecnica dello svolgimemto dell’ incarico e della vicenda sanitaria, ritengo corretto formulare le seguemti precisare

    • Caro Ido, vedo che non hai finito quello che volevi specificare sul fatto. Però mi permetto di osservare che “controdedurre” significa “dedurre contro” e la ctu ha dedotto contro le mie osservazioni o note. Quindi ti ricordo che le precisazioni devono essere “precise”
      Un caro Saluto
      CG

  2. La cosa allucinante è che i giudici basano le loro sentenze sulle argomentazioni di questi esperti “illuminati”. In fondo il piede del prossimo non interessa a nessuno.

    • non era il piede ma è stato amputato al terzo medio della coscia, ossia ancora peggio e la protesi non è ben sopportata dal paziente che passa la sua giornata sulla sedia a rotelle.
      Ma appunto per i fenomeni avere le vene rovinate significa non valere nulla, come se non conoscessero il significato di danno biologico e di perdita funzionale
      CG

  3. Ho partecipato all’udienza di chiarimenti e il giudice (o meglio il GOT – evviva la giustizia! -) ha archiviato senza neanche aver letto la ctu e dopo che il sottoscritto Le aveva chiarito che il ctu riferisce in perizia che non capisce le note critiche! Lo sapete come ha risposto? Con una espressione, che saprei bene come definire (ma evito per rimanere nello zappato!), che equivale a “che ci vuoi fare!” e poi riferendosi all’avvocato ha chiesto “ma chi è questo?”.
    Beh direi che se tutto va bene siamo…rovinati!

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