Secondo gli ultimi dati, sembra che i genitori siano più preoccupati del consumo di droghe da parte dei loro figli piuttosto che del fumo.

Il consumo di tabacco, in Italia, sembra stia diminuendo. Una buona notizia, che pure però non deve far abbassare la guardia. Secondo i dati del Centro Studi della Fimmg, infatti, pare che i genitori siano più preoccupati del consumo di droghe da parte dei loro figli piuttosto che del fumo.

Un dato che ha spinto la Federazione italiana dei medici di medicina generale a ricordare l’importanza della prevenzione dei fattori di rischio nei pazienti.

Secondo un questionario somministrato a 560 medici in tutta Italia, la maggioranza dei professionisti ha sostenuto che l’abitudine al consumo di tabacco sta calando. Nello specifico, lo ha detto il 51%, con percentuali più elevate al Centro – 55% – e inferiori al Sud – 48,7%.

Lo studio è stato realizzato in occasione della Giornata mondiale senza il tabacco, per comprendere meglio l’approccio dei medici al problema.

Tuttavia, come dicevamo, per oltre il 57% dei medici, i genitori dei ragazzi adolescenti appaiono oggi più preoccupati per l’uso di altre sostanze, che non per l’abitudine al fumo dei loro figli.

Quanto ai medici di famiglia, il 75% monitora il fenomeno presso i suoi pazienti. E lo fa registrando spesso il dato relativo al consumo di tabacco dei propri assistiti sulla cartella clinica.

Un dato che però sembrerebbe essere più basso (56%) tra i medici fumatori. Meno diffuso appare l’utilizzo di stampati o altro materiale per supportare il consiglio di cessazione del fumo: lo utilizza “sempre- spesso” il 22% del campione (solo il 18,2% tra i medici che lavorano da soli, rispetto a valori più elevati tra quelli che lavorano in forme associate).

Non vengono poi prescritti farmaci per aiutare a diminuire il consumo di tabacco. Due terzi dei medici riferisce di prescriverli “raramente – mai”.

Infine, è stata anche rilevata l’eventuale abitudine tabagica dello stesso medico. Ebbene, il 50% del campione riferisce di non aver mai fumato (il 56,7% al Nord e il 40,4% al Sud), il 40% di avere smesso e il 10% di continuare a fumare.

Secondo Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi della Fimmg, “l’indagine evidenzia come, ancora una volta, i Mmmg siano efficaci sentinelle rispetto a fenomeni connessi a fattori di rischio comportamentali”.

 

 

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