Al 4 maggio l’Inail registra quasi novemila contagi sul lavoro in più rispetto alla prima rilevazione del 21 aprile; i casi mortali sono 129 (+31 rispetto alla rilevazione precedente)

I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail tra la fine di febbraio e il 4 maggio sono 37.352, quasi novemila in più rispetto ai 28.381 registrati dalla prima rilevazione del 21 aprile. I casi mortali segnalati all’Istituto nello stesso periodo sono 129, 31 in più rispetto al monitoraggio precedente. Al contrario di quanto osservato sul complesso delle denunce, in cui la quota femminile con il 71,5% dei casi prevale rispetto a quella maschile (28,5%), l’82,2% dei decessi hanno interessato i lavoratori e il 17,8% le lavoratrici.

E’ quanto emerge dal nuovo report elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che conferma la maggiore esposizione al rischio del personale sanitario e socio-assistenziale.

Il 73,2% delle denunce e quasi il 40% dei casi mortali, infatti, riguardano il settore della Sanità e assistenza sociale.

La categoria professionale dei “tecnici della salute”, che comprende infermieri e fisioterapisti, con il 43,7% dei casi segnalati all’Istituto (e il 18,6% dei decessi) è quella più colpita dai contagi, seguita dagli operatori socio-sanitari (20,8%), dai medici (12,3%), dagli operatori socio-assistenziali (7,1%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (4,6%).

L’analisi territoriale evidenzia che quasi otto denunce su 10 di infezione sul lavoro sono concentrate nel Nord-Ovest (53,9% del totale) e nel Nord-Est (25,2%), con gli altri casi distribuiti tra il Centro (12,5%), il Sud (6,0%) e le Isole (2,4%). Tra le regioni il primato negativo spetta alla Lombardia, con oltre una denuncia su tre (34,2%) e quasi il 43% dei casi mortali, seguita da Piemonte (14,9%), Emilia Romagna (10,0%), Veneto (8,9%), Toscana (5,8%) e Liguria (4,2%).

L’età media dei contagiati è di 47 anni per entrambi i sessi, ma sale a 59 anni (58 per le donne e 59 per gli uomini) se si concentra l’attenzione sui soli casi mortali.

A ulteriore conferma della maggiore vulnerabilità al virus delle fasce di età più elevate della popolazione, il 43,1% delle denunce e oltre due decessi su tre riguardano i lavoratori di età compresa tra i 50 e i 64 anni. Più del 20% dei casi mortali, inoltre, ricade nella fascia di età oltre i 64 anni.

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