Il testo prevede un vero e proprio decalogo delle situazioni che possono determinare il licenziamento dei dipendenti pubblici

Dovrebbe approdare in Consiglio dei Ministri entro la metà di febbraio il decreto legislativo sul pubblico impiego nella nuova versione  successiva alla bocciatura della Consulta dello scorso novembre.
La riforma Madia, che comunque prima di entrare in vigore dovrà essere oggetto di intesa con le Regioni e ricevere i pareri positivi del Parlamento, è necessaria per far ripartire la trattativa sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego, fermi ormai da sette anni.
Tra le principali novità, il nuovo Testo mira a combattere il fenomeno dei furbetti del cartellino prevedendo la sospensione dal servizio in 48 ore e il licenziamento in 30 giorni per chi timbra l’entrata senza poi andare in ufficio.
Il provvedimento, inoltre, prende di mira anche i cosiddetti furbetti del week end lungo, cioè i dipendenti pubblici che tendono a restare a casa di venerdì e di lunedì, nonché il fenomeno della assenze dal lavoro nei periodi più “caldi” per un’amministrazione pubblica (grandi eventi, iscrizioni alle scuole o dichiarazioni dei redditi), in cui la scarsità di personale rischia di creare disagi al servizio.
Le nuove norme, in particolare, potrebbero prevedere un meccanismo che leghi i premi anche ad obiettivi di riduzione dell’assenteismo all’interno di un ufficio, oltre a un sistema di sanzioni che andrà discusso in sede di negoziazione dei contratti.
Il decalogo delle situazioni che potrebbero esporre il dipendente pubblico a rischio licenziamento comprende poi le gravi e reiterate violazioni del codice di comportamento (accettare regali costosi, abusare dell’auto di rappresentanza), lo scarso rendimento e ancora la mancata segnalazione da parte del responsabile dell’ufficio di eventuali illeciti.
Il decreto introduce il Polo unico della medicina fiscale in capo all’Inps, che si occuperà di statali e non solo di privati, con la possibilità di condurre accertamenti ripetuti e l’armonizzazione delle fasce orarie di reperibilità tra i due settori.
Dovrebbe, inoltre, essere assicurata la continuità professionale ai 1.300 medici inseriti nelle liste speciali per le visite fiscali, con un rafforzamento del regime di convenzione per i ‘camici bianchi’ deputati agli accertamenti, in modo da garantire maggiore specializzazione e l’attività in via esclusiva.

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1 commento

  1. Ho gestito la medicina fiscale dipendente ASL per tanti anni ho acquisito una certa esperienza lavorativa semplice amministrativa,mi occupavo di visite fiscali.E’ un lavoro che deve essere gestita dall’INPS PER TANTI MOTIVI. Quanto verrà!!!! E’ sempre tardi…….
    Buon lavoro.
    A.V

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