Tutti positivi i dati relativi al 2015. Bene soprattutto la ricerca

Investimenti in R&S in crescita del 15% negli ultimi due anni, aumento del 54% delle domande di brevetto nel 2015 e più di 300 prodotti biotech in sviluppo. Sono i dati che emergono dall’Assemblea annuale di Farmindustria e che evidenziano, per l’Associazione, un “rinascimento della ricerca”. In Italia lo scorso anno gli i vestimenti in Ricerca sono stati pari a 1,4 miliardi (7% del totale in Italia), gli addetti hanno raggiunto quota 6.100 e le imprese hanno contribuito con 700 milioni agli studi clinici presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale. E il futuro sembra essere ancor più promettente; secondo un’indagine di Bain & Company, infatti, il 75% delle aziende è intenzionato ad aumentare le spese in R&S nei prossimi anni e il 20% a confermarle. Inoltre, da un’indagine Farmindustria-Fondazione Symbola emerge che sono destinate a crescere anche le partnership di Ricerca e attività sulla frontiera della scienza, come lo sviluppo di farmaci first-in-class, il biotech, la medicina personalizzata, le terapie avanzate, le malattie rare e la ricerca di genere.

“Il valore della R&S è il valore della vita – ha affermato il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi – Oggi siamo nell’età dell’oro dell’innovazione e non possiamo vivere come se fossimo in quella del bronzo. Nella Ricerca l’Italia può essere leader come dimostra l’incremento degli investimenti e le eccellenze che si affermano a livello internazionale ad esempio nelle biotecnologie, nelle 2 terapie avanzate, nei vaccini, negli emoderivati e negli studi clinici. E nella produzione conferma nel 2015 di essere un hub europeo a un’incollatura dal primo posto della Germania, con la possibilità di superarla nel medio periodo”.

Positivi  i numeri dell’intero settore; gli addetti sono 63.500 (+1% sul 2014) con 6000 nuovi assunti (+20% rispetto ai 5 anni precedenti) di cui la metà under 30. La produzione è stata pari a 30 miliardi, di cui il 73% (22 miliardi) derivanti dall’export con una crescita di quest’ultima voce del 57% dal 2010 ad oggi (rispetto alla media del 33% degli altri Paei UE).

“Un’industria ‘in salute’ – sottolinea ancora Sacacabarozzi, capace di competere a livello internazionale, che ha bisogno però di una nuova governance per garantire la sostenibilità del sistema. Basta con ricette economicistiche basate su visioni a silos e spazio invece alla valutazione delle terapie in funzione dei risultati clinici e del costo complessivo della cura. E che dire dei risparmi per il SSN grazie ai farmaci innovativi che curano, migliorano la vita o guariscono completamente dalla malattia? Per una politica del farmaco orientata al futuro – conclude Scaccabarozzi – sono necessarie misure coraggiose come, ad esempio, prevedere che il miliardo e mezzo e più restituito dalle aziende con il pay-back sia investito per i farmaci innovativi”.

E’ evidente il riferimento del presidente alle eccellenze che il nostro Paese vanta nelle Terapie Avanzate e nelle malattie rare; basti pensare che è italiano il primo farmaco al mondo approvato in Europa basato sulle cellule staminali (per una patologia rara per la riparazione della cornea), così come è sviluppato in Italia il primo medicinale di terapia genica ex vivo a livello internazionale (sempre per una malattia rara che riguarda un gene difettoso).

Quanto alla composizione geografica nei numeri dell’industria farmaceutica è Lombardia la Regione italiana a fare la parte del leone con metà circa di addetti, produzione, ricerca e studi clinici rispetto al totale nazionale. Conta 28 mila occupati diretti, ai quali si aggiungono i 18 mila dell’indotto. A seguire  Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Veneto.

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