Non avrebbero rimosso una garza da un paziente i quattro medici e i tre infermieri condannati. Per loro scatta anche il risarcimento dei danni in favore della parte civile

Ennesimo caso di malasanità, vittima un paziente di Afragola che ha riportato lesioni a causa di una garza non rimossa dopo un intervento all’anca. A venire condannati dal giudice Telaro sono stati quattro medici e tre infermieri, tutti ritenuti responsabili di “cooperazione colposa” e tutti in forze all’ospedale Fatebenefratelli di Benevento.

Il motivo? Avrebbero provocato lesioni ad un paziente non rimuovendo la garza in questione. Un mese è la pena, sospesa, stabilita dal giudice. Ai condannati spetta anche il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore della parte civile, di cui è stata invece respinta la richiesta di una provvisionale.

La condanna è scattata per i dottori Antonio Piscopo, Federico Forgione, Salvatore D’Auria e Luigi Pellegrino, e per gli infermieri Celestino Marino, Italia Cataudo e Antonio Russo. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Francesco Cesaro, Angelo Leone, Giuseppe Maturo, Fabio Lanza, Andrea De Ciampis, Anna Meccariello e Fortunato Prisco.

Tutti e sette i sanitari erano stati chiamati in causa, a vario titolo, in un’indagine avviata dal sostituto procuratore Marcella Pizzillo.

L’inchiesta era scattata dopo la denuncia presentata dai familiari di un pensionato di Afragola, rappresentato dall’avvocato Fernando Maria Pellino, che aveva 75 anni all’epoca dei fatti.

La vicenda di malasanità risale al 2011. I problemi dell’uomo sarebbe nati da una garza non rimossa e dai problemi causati da quest’ultima. L’uomo aveva infatti subito un’operazione di protesizzazione dell’anca sinistra. Vi si era sottoposto il 2 marzo di sette anni fa.

La garza non rimossa si trovava all’altezza del gluteo. Un corpo estraneo che non sarebbe mai stato refertato nel post operatorio, e che sarebbe stato poi estratto, dopo una radiografia, durante un secondo intervento eseguito, a distanza di cinque mesi, ad Acerra.

L’accusa aveva chiesto pene variabili da 2 a 3 mesi, mentre i difensori, oltre ad evidenziare la mancata emersione della prova dal dibattimento, avevano proposto che fosse riconosciuta la colpa lieve.

In serata, è giunto il verdetto del giudice di primo grado.

 

 

 

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