In occasione della Settimana mondiale del Glaucoma, «Responsabile Civile» ha interpellato il dott. Franco Salerno, oculista

Fino al 12 marzo, in tutto il mondo ricorre la “Settimana del Glaucoma”. Per capire meglio cos’è questa patologia, come si manifesta e quali sono le cure possibili «Responsabile Civile» ha raggiunto telefonicamente il dott. Franco Salerno, esperto oculista, che ha messo in evidenza l’importanza della prevenzione e di una diagnosi precoce del Glaucoma che è stato ribattezzato il “ladro silenzioso della vista”.

«Il Glaucoma è una malattia genetica – nel senso che, fondamentalmente, è una predisposizione ereditaria a provocarla – in cui l’ipertono oculare, cioè l’aumento della pressione dell’occhio, se non scoperto in tempo, provoca un danno inesorabile e poi non più recuperabile del nervo ottico».

Quando non ci si accorge dell’aumento di pressione, una volta superato il limite (che è di 20) «il nervo ottico cominicia a stare male e viene, pian piano, a perdere fibre provocando una riduzione il campo visivo. Si perde, quindi, la vista laterale, mentre si mantiene la vista centrale. Il campo si restringe fino a una visione a cannocchiale e se non si interviene, la visione si chiude progressivamente fino alla cecità. L’evoluzione della malattia è variabile in funzione dei  valori della pressione e del soggetto che è stato colpito».

La prevenzione, dunque, è assolutamente fondamentale, soprattutto perché non ci sono sintomi evidenti che il paziente può registrare e utilizzare come campanelli di allarme.

«Tenga conto che il Glaucoma, non a caso, viene definito “ ladro silenzioso della vista”: una pressione oculare a 25 non dà nessun sintomo. Ecco perché si fanno le campagne come la “Settimana del Glaucoma” o gli screening gratuiti: solo la prevenzione è in grado di evitare un danno che, se scoperto tardivamente, non si può recuperare. Chi ha casi di glaucoma in famiglia, dovrà prestare maggior attenzione degli altri, essendo esposto a una più alta percentuale di insorgenza».

Il consiglio del Dott. Salerno è quello di «Misurare la pressione oculare almeno una volta l’anno, dopo i 40 anni». Attenzione, però: «Non ci sono correlazioni con la pressione arteriosa: quella di cui parliamo è riferita all’umore acqueo, cioè al liquido all’interno dell’occhio che deve rimanere sempre al di sotto del 20».

Esistono, comunque, «terapie utili ed efficaci» rassicura l’esperto, sebbene si possa intervenire solo allo stadio in cui si scopre la malattia. Insomma, le fibre ottiche perse non si recuperano, ma si può prevenire la degenerazione con successo. «Se si scopre l’ipertono si interviene farmacologicamente con colliri, da utilizzare per il resto della vita per abbassare la pressione oculare; oppure si può pensare di intervenire con laserterapia o interventi chirurgici in casi più seri».

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