Dopo il caso di Torino in cui la Asl ha chiesto un rimborso finoi a 2mila euro ai medici per iperprescrizioni, le considerazioni del  segretario di Fimmg Piemonte

A Torino, la Asl ha chiesto a 60 medici un rimborso fino a 2mila euro per aver “calcato la mano” nella prescrizione di gastroprotettori, colliri contro il glaucoma, spray per asma, statine. Una vicenda che il segretario di Fimmg Piemonte, Roberto Venesia commenta così: «Inseriamo la compliance tra gli indicatori di una prescrizione efficace ed appropriata. Una terapia con alti e bassi o con pazienti che non aderiscono, per il servizio sanitario, è altrettanto pericolosa di un eccesso prescrittivo».

Insomma, Venesia prende lo spunto da questa situazione locale per aprire a una considerazione più ampia: «Se i colleghi hanno prescritto fuori delle indicazioni cliniche – quali quelle dell’Agenzia del Farmaco per intenderci – e delle indicazioni d’uso, quelle che hanno consentito l’autorizzazione in commercio del medicinale, saranno chiamati a dimostrare le loro ragioni all’Asl. Ciò detto è ora di modificare i criteri sulla cui base una prescrizione è giudicata appropriata».

Che i controlli siano un diritto-dovere dell’Asl nono ci sono dubbi, dunque, ma Venesia chiede di contestare non i macrodati, ma le singole prescrizioni. Non è tutto: anziché «i soli indicatori di qualità (spesa storica, scarti quadratici, daily defined dose per mille abitanti) o l’omogeneità che come indice non basta da solo ad asseverare miglior qualità delle cure, dovrebbero prendere in considerazione anche aderenza e persistenza della terapia, la “compliance”. I costi delle terapie si possono alzare pure per le conseguenze di una prescrizione bassa o discontinua».

Si scende, poi, anche nel dettaglio, dal momento che le categorie di prescrizioni che sono finite nel “mirino” delle Asl sono, e non è un caso, tutte rivolte a pazienti cronici. Prendiamo ad esempio i colliri antiglaucoma: «Si dovrebbero accordare oculisti e produttori per una regola uniforme, ma non è quella confezione in più a far sbancare il Ssn come non è il giorno in più d’uso di un farmaco a far sballare la terapia. Qui il problema è che la prescrizione è condizionata da indicazioni contraddittorie. C’è poi un serio rischio di abusare di gastroprotettori ai sensi della nota 1, dopodiché nella realtà è difficile toglierli ai pazienti che se ne sono sentiti realmente beneficiati. Anche se in pratica se ne trovano da banco a 5-6 euro a confezione, il servizio sanitario deve fare un ragionamento: se si lesina l’inibitore di pompa a un paziente anziano trattato con Asa non si fa una prevenzione cardiovascolare corretta. Nel capitolo spray e statine c’è poi il vero e proprio problema della variabilità dei comportamenti tra pazienti che assumono questi farmaci: va monitorato chi mi procura uno scostamento della quantità prescritta in alto come in basso. Tra i “basso spendenti” a rischio faccio rientrare anche pazienti infartuati o diabetici tipo 2 con alti livelli di colesterolo trattati con statine a basso costo. Le note Aifa consentono la costosa rosuvastatina in seconda battuta, ma ove si considerassero altri principi che abbassano di meno il colesterolo Ldl non si otterrebbe il target di terapia che evita l’evento cardiovascolare. A parità di spesa consentita, queste indicazioni nate dalla pratica di tutti i giorni devono guidare le scelte dei medici di famiglia. Da segretario Fimmg ho spedito una precisa richiesta alle Asl piemontesi, ai loro servizi farmaceutici e all’assessore: come medici di famiglia diciamo no ad accordi che abbiano per target il solo contenimento della spesa, l’obiettivo è essere valutati su indici più aderenti alla realtà e non sul solo dato storico».

Fonte: DottNet

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