Su facebook, il gruppo «Con e per Luna Ricca», raccoglie le storie di giovani medici rientrati in Italia dopo una lunga formazione all’estero o significative esperienze professionali. In 15 giorni oltre 3.000 iscritti.
Rientrare in Italia e trovarsi schiacciati e messi da parte, in scantinati o in ambulatori isolati, perché troppo preparati o volenterosi. In maggioranza sono cervelli in fuga che hanno deciso di tornare in patria, ognuno di loro racconta l’esperienza vissuta e i problemi con cui si è dovuto confrontare per lavorare, lobby e nepotismo nella sanità. Lo spiega all’AdnKronos Salute Francesco Ricca, il fondatore del gruppo Fb nato dopo il suicidio della sorella Luana Ricca, 38 anni, chirurgo con una carriera eccellente in Francia, che rientrata in Italia ha vissuto sulla propria pelle l’impossibilità di fare il suo mestiere.
Luana aveva alle spalle 1.500 interventi, trapianti di fegato, delle vie biliari e del pancreas ma quando le hanno proposto di tornare in Italia ha accettato subito. Le sue capacità però, secondo il racconto del fratello «non sono state assolutamente sfruttate da chi avrebbe potuto». Nonostante le sue specializzazioni è stata inviata a 140 chilometri dall’Aquila in un ambulatorio di endoscopia a non fare nulla, oltre che scontrarsi con logiche diverse da quelle del merito che non le avrebbero mai fatto fare carriera.
Continua il fratello: «ci sono giovani medici o specializzandi che scrivono di non farcela più a reggere certe situazioni – sottolinea Ricca – soprusi che hanno portato questi giovani a pensare al suicidio». Il gruppo lotta affinché non si ripetano gesti come quello di Luana.
L’attacco diretto è al premier Renzi che fa spesso leva sulla retorica dei cervelli in fuga che però (se rientrano e si trovano trattati come Luana) non godono del giusto merito come all’estero. «Il Governo – chiede – si prepari ad avviare una commissione d’inchiesta per far luce sulle logiche clientelari che dominano non solo la sanità, ma la Pubblica amministrazione».