I medici, già rinviati a giudizio per lesioni colpose, erano finiti nuovamente a processo per omicidio colposo in seguito al decesso della paziente, morta dopo 13 anni vissuti in stato vegetativo

E’ il marzo del 2000. Una giovane di 28 anni, diventata mamma da due settimane, si reca agli ex Ospedali Riuniti di Bergamo per un intervento di raschiamento. Da quell’operazione non si risveglierà più. Nel 2013 la donna è morta dopo 13 anni vissuti in stato vegetativo.

La paziente indossava per l’anestesia una mascherina attraverso la quale avrebbe dovuto inalare una miscela di protossido di azoto e ossigeno. Ma, secondo quanto stabilito dai periti, la presa del tubo dell’ossigeno era inserita male; la neomamma, pertanto, avrebbe respirato, per 12 minuti, solamente protossido di azoto, entrando così in coma irreversibile.

Dalla quella tragedia è scaturita una intricata vicenda processuale, che ha visto salire sul banco degli imputati l’anestesista che seguì l’intervento e l’allora primario di anestesia, assente dall’Ospedale al momento del fatto. Assieme a loro era finito a giudizio anche il responsabile della manutenzione del nosocomio.

I tre erano stati condannati in primo grado nel 2004 per il reato di lesioni colpose. All’anestesista venne inflitta una pena di 22 mesi, per non aver vigilato sulla paziente e non essersi accorto delle sue condizioni; ciò nonostante fosse a conoscenza del fatto che il macchinario era privo di sistemi di allarme.  Per gli altri due imputati il Giudice aveva stabilito una multa rispettivamente di 200 e 300 euro, per aver consentito l’uso di un macchinario vecchio e malfunzionante.

Nel 2010 gli imputati erano stati poi prosciolti per intervenuta prescrizione, prima che si approdasse in appello.

In sede civile, invece, i familiari della vittima avevano ottenuto nel 2005 un risarcimento pari a 1 milione e 250mila euro.

Nel 2013, con il decesso della donna, morta dopo 13 anni vissuti in stato vegetativo, la Procura ha chiesto e ottenuto l‘apertura di un nuovo processo con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Ciò nonostante l’opposizione dei legali degli imputati, che eccepivano il principio ‘ne bis in idem’, ovvero l’impossibilità di processare due volte una persona per lo stesso reato.

Nelle scorse ore è arrivata la sentenza del Tribunale di Bergamo. L’anestesista e l’ex primario sono stati condannati, con rito abbreviato, rispettivamente a un anno e 4 mesi, con pena sospesa, e a otto mesi. Il responsabile della manutenzione, che non aveva chiesto riti alternativi, è stato invece rinviato a giudizio e andrà quindi a dibattimento.

 

 

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3 Commenti

  1. Noi tre mesi fa abbiamo avuta una storia tragica a oggi mio figlio e vivo per miracolo abbiamo fisicamente sta bene ma la segato tanto da un occhio non vede più noi diamo la colpa ai medici di pronto soccorso e aquliche l’anno prelevato da casa . lui aveva un malditesta forte e cosi abbiamo chiamato l’ambulanza e arrivata l’anno visitato abbiamo spiegato cosa era successo cioè che li evenuto questo mal di testa e anche crisi portato in pronto soccorso alle ore 14:30 e cosi e iniziato il nostro col vario abbandonato su una barella nessuno che si occupava di lui nessun dottore la visitato finché mio marito non si mette aurlare contro ai fermiere mio figli stava morendo e nessuno veniva a soccorrere solo una parola deve riposare e molto stressato invece lui stava moto male alla fine e arrivato un dottore per visitarlo ma alle 20:30 di sera l’anno visitato dopo due ore di visita ci chiamano e cidicono abbiamo brutte notizie suo figli a un emoregia celebrale dobbio intervenire subito ma :non possiamo operate qui in questo ospedale dobbiamo trasferire i noi abbiamo chiesto dove e loro ci rispondono al sarfelle cioè a mimano e noi abbiamo detto facciamolo subito ma deve arrivare l’ambulanza da mimano e poi cidicono dobbiamo sperare che arriva vivo cioè : io e miocie cromato il mondo addosso arriviamo al san Raffaele il dottore ci chiama e ci spiega cosa ere successo dopo codice non via sicuro se si salva bisogna sperare e pregare oggi e vivo solo per miracolo mio figli a solo 20 anni io non voglia che succede ancora perche quando arrivano in porto socorzo persone gravi come quello che successo a noi non deve succedere a nessuno no perche arriva un ragazzo o una sigora quello che non si deve dire a spettate a spera il tuo turno no devono visitarlo maestà non non ho voglia di scrivere più perche fa molto male comunque noi siamo nella provincia di bergamo

    • Cara Antonella, la sua storia rispecchia ciò che oggi è divenuto frequente. Possiamo, se vuole, analizzzare la sua situazione per vedere se ci sono possibilità di richiesta di risarcimento.
      Ci faccia sapere se è disposta a farlo. La valutazione è gratuita.
      Un caro saluto
      Carmelo dr. Galipò

    • Cara Francesca, innanzitutto faccia del tutto per trovare altro professionista per sistemare il più possibile la condizione di sua madre, in seguito a questo eventuale secondo intervento vedrà quali sono i postumi residui e la consiglieremo se vale la pena di fare una richiesta di risarcimento del danno.
      Un caro saluto
      Carmelo dr. Galipò

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