Due province coinvolte e 19 medici indagati: sono questi gli elementi della vicenda che ha coinvolto una 77enne morta dopo un calvario in 4 diversi ospedali

Sono ben 19 i medici indagati per il decesso di T.D.R., 77enne vibonese morta dopo un calvario in 4 diversi ospedali.

La morte della donna è avvenuta il 18 gennaio scorso presso la casa di cura “Villa Caminiti” di Villa San Giovanni.

Qui la signora era arrivata nel settembre del 2017 per essere sottoposta ad un intervento chirurgico di linfoadenectomia periaortica.

Durante questa operazione, alla 77enne era stato asportato un tratto di parete dell’aorta addominale.

Da lì era seguito il trasferimento nel reparto di Rianimazione del Grande ospedale metropolitano “Bianchi Melacrinò-Morelli” sempre nella città dello Stretto.

Ebbene, nel nosocomio l’anziana è rimasta fino al successivo 22 settembre per poi tornare alla clinica dove riceveva le cure del caso.

Il 13 ottobre seguente la donna era stata ricoverata presso l’azienda sanitaria di Vibo.

La causa? Erano state riscontrate importanti perdite ematiche dal condotto rettale che avevano reso necessario un nuovo trasferimento all’ospedale di Reggio Calabria per un nuovo intervento.

In seguito, la 77enne era stata ritrasferita a Vibo a fine novembre. Dopo appena cinque giorni dalle dimissioni, però, la 77enne era stata trasferita questa volta all’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro a causa di nuove perdite ematiche.

All’ospedale i sanitari avevano riscontrato, oltre all’iniziale rilievo di un’ulcera duodenale e una gastrite erosiva emorragica, segni di colite emorragica, dovuti, probabilmente, alla conseguenza della pregressa radioterapia.

A metà dicembre la donna era stata nuovamente dimessa ma il 14 gennaio 2018 c’era stato un nuovo ricovero a Vibo.

A quel punto, però, il quadro clinico dell’anziana era già molto compromesso.

Al punto da rendere necessario un ennesimo trasferimento d’urgenza presso l’Unità operativa di chirurgia vascolare del presidio reggino.

Qui in breve tempo la situazione precipita. I medici sconsigliano l’intervento e procedono con emotrasfusioni e monitoraggio clinico-laboratoristico. Il giorno successivo viene rifiutato il traferimento presso il reparto di Chirurgia dello stesso ospedale e quindi la paziente viene trasportata a “Villa Caminiti”.

Lì viene sottoposta ad un’operazione di resezione della terza porzione duodenale e bypass axillo-bifemorale su protesi “Ptf armata”.

Al termine dell’operazione però, arriva l’arresto cardiaco. A nulla valgono i ben 45 minuti di massaggio cardiaco e fibrillazione. Ora, sul caso della donna morta dopo un calvario in 4 diversi ospedali, risultano indagati tutti i medici che l’hanno avuta in cura.

Sono quindi 19 i sanitari coinvolti per il momento.

L’inchiesta, condotta dalla Procura di Reggio, è scattata a seguito della denuncia dei familiari e, quindi, adesso saranno le indagini a stabilire se la donna poteva salvarsi e vi sia stata negligenza da parte dei medici o se il suo quadro clinico era già troppo compromesso.

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