Sentenza di assoluzione per due tecnici perfusionisti finiti a giudizio per il decesso di una paziente morta per un guasto alla macchina cuore-polmoni
Non c’è nessun colpevole per il decesso di una donna, morta per un guasto alla macchina cuore-polmoni presso l’Ospedale San Martino di Genova.
I fatti risalgono al luglio del 2013. La vittima, una casalinga di 53 anni della provincia di Savona, si trovava in sala operatoria per un intervento cardiochirurgico. Ma l’apparecchiatura che doveva sostituire le funzioni vitali della paziente durante l’operazione ebbe un’avaria.
Il macchinario cominciò a insufflare aria anziché sangue provocando, secondo quanto appurato, gravi danni al cuore e una lesione al ventricolo destro. La paziente morì dopo poche ore. L’episodio venne segnalato alla Magistratura dalla stessa struttura ospedaliera. Per i vertici del nosocomio, lo strumento era stato già usato varie volte in precedenza, senza mai creare problemi.
Secondo l’ipotesi accusatoria l’incidente sarebbe stato determinato dal mancato controllo dell’apparecchiatura prima dell’intervento.
Due perfusionisti che si erano avvicendati nella preparazione del macchinario sono finiti a processo con l’accusa di omicidio colposo. Per loro la Procura aveva chiesto la condanna a sei e quattro mesi di reclusione.
Ma nelle scorse ore è arrivata la sentenza di assoluzione del Tribunale. Decisiva in tal senso è stata probabilmente la consulenza disposta dallo stesso Pubblico Ministero.
Secondo il perito “il decesso venne causato da un errore nella gestione della macchina adibita alla circolazione extracorporea, che determinò un’anomalia impossibile da identificare con certezza”. Allo stesso modo è stato impossibile “affermare con sicurezza a quale operatore vada ascritta”.
I familiari della donna, tuttavia, secondo quanto riferisce il Secolo XIX erano già stati risarciti dalla struttura ospedaliera per un importo pari a circa 540mila euro. Un accordo che li aveva portati a ritirarsi dal processo come parti civili.
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