La procura ha aperto un’indagine per omicidio colposo per il caso dell’anziana morta per una caduta nel bagno dell’ospedale dopo 20 ore in barella

Sta creando parecchio scalpore il caso di G.R., 72 anni, morta per una caduta nel bagno dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma giovedì scorso.

La donna era arrivata in pronto soccorso a bordo dell’ambulanza a causa di forti coliche renali. Doveva essere visitata e probabilmente finire in reparto.

Ma per l’anziana è iniziato un calvario conclusosi con la sua morte.

La donna, infatti, è stata fatta accomodare su un lettino, nel corridoio del pronto soccorso.

Qui ha trascorso ben 20 ore prima di essere rinvenuta morta per una caduta nel bagno del nosocomio stesso.

Pare infatti che il medico che avrebbe dovuto inserirle il catetere non fosse in servizio.

Ai familiari era stato detto che sarebbe giunto solo l’indomani.

E così, la pensionata, piena di dolori per le coliche, ha trascorso 20 ore su quella barella. Alzatasi per andare in bagno, sarebbe caduta sbattendo la testa. A ritrovarla in terra incosciente è stato un medico che aveva preso servizio.

Inutili tutti i tentativi di rianimare l’anziana, così come inutile è stato l’immediato trasporto al San Camillo.

Ora, sul caso, la procura ha deciso di aprire un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio colposo.

Si sospetta che controlli più adeguati e l’intervento tempestivo di un urologo avrebbero potuto scongiurare il decesso.

Non ci sono, attualmente, iscrizioni sul registro degli indagati.

Sul caso, la Regione Lazio ha comunicato di aver “chiesto con urgenza un audit clinico alla Asl Roma 2 per fare piena luce sull’accaduto. “La Direzione della Asl ha avviato tutte le verifiche del caso ed entro 48 ore consegnerà una relazione dettagliata. Ai famigliari e parenti della signora vanno le più sentite condoglianze”.

La Asl ha precisato quanto segue.

“Il giorno 3 settembre, in seguito alle valutazioni cliniche e strumentali, è stata predisposta degenza della signora presso l’area dedicata del pronto soccorso, laddove viene garantita l’assistenza del caso, delineando il completo iter diagnostico e terapeutico”.

“Inoltre – prosegue la nota – è stata immediatamente garantita la terapia dolore, determinando la risoluzione della sintomatologia mai più lamentata. La permanenza in pronto soccorso è stata predisposta dai medici allo scopo di garantire la osservazione clinica del caso, il controllo della sintomatologia dolorosa e la gestione terapeutica, in previsione della valutazione clinica e procedurale dell’urologo, programmata per il giorno successivo e non urgente”.

Sarà ora l’inchiesta a far luce su quanto accaduto.

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