Il Tribunale, dopo una guerra di perizie, ha escluso la responsabilità penale dei sanitari per il decesso di un neonato, morto dopo un parto indotto nel giugno del 2014
Il fatto non sussiste. Questo il verdetto del Tribunale di Bologna a conclusione del processo che vedeva imputato un ginecologo e un’ostetrica del Policlinico Sant’Orsola. I due sanitari erano accusati di omicidio colposo in relazione al decesso di un neonato nel giugno del 2014. Il piccolo era morto dopo un parto indotto ed eseguito dal medico in regime di libera professione .
Se per l’ostetrica era stata chiesta l’assoluzione, per il ginecologo il Pubblico ministero aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione. Il Giudice, invece, basandosi su una perizia disposta di proprio pugno, ha escluso le responsabilità del camice bianco.
La consulenza su cui si è basato il Tribunale avrebbe smentito le accuse del Pm rispetto ai profili di colpa individuati dai consulenti della Procura.
Questi ultimi avevano attribuito la morte del bambino alle fratture al cranio dovute a un uso ripetuto e improprio della ventosa. La relazione dell’esperto interpellato dal Giudice, invece, escludeva addebiti per l’uso della ventosa, ritenuto corretto, mentre sosteneva che il parto dovesse “proseguire senza l’uso dell’ossitocina”.
“Evidentemente, però – spiega alla stampa locale il legale del ginecologo – anche questo profilo di colpa, sulla base anche delle nostre argomentazioni, è stato ritenuto insussistente”. Maggiori chiarimenti in tal senso arriveranno in seguito al deposito delle motivazioni della sentenza.
Il medico non era presente in Tribunale al momento della lettura della sentenza. Raggiunto telefonicamente dai suoi legali si sarebbe lasciato andare a un pianto liberatorio.
Il processo si è svolto senza parti civili. La famiglia del bambino, infatti, aveva ritirato la costituzione dopo aver raggiunto all’inizio del 2017, un accordo per un risarcimento che ammonterebbe a circa un milione di euro.
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