Marginale e del tutto temporanea la condotta della madre che aveva tentato di disfarsi della sostanza stupefacente detenuta dal figlio in occasione di un controllo delle forze dell’ordine
Figlio e madre colpevoli per il reato di illecita detenzione di sostanza stupefacente; nello specifico quattro grammi di cocaina. La sentenza, emessa dalla Corte d’appello di Palermo a conferma della decisione presa in primo grado dal Tribunale di Agrigento, è stata impugnata in Cassazione dai due imputati al fine di ottenerne l’annullamento.
Il figlio in particolare evidenziava come la sentenza d’appello avesse escluso la tesi dell’uso personale e della destinazione all’uso di gruppo della droga con altri amici, mentre la madre sottolineava come la decisione del giudice di secondo grado non avesse dimostrato la sua partecipazione alla detenzione della droga, essendo irrilevante che la cocaina fosse stata rinvenuta in un fazzolettino di cui la donna cercava di disfarsi.
La Suprema Corte, con sentenza n. 7606/2017 ha respinto, ritenendolo infondato, il ricorso presentato dal figlio. Sebbene il giovane avesse dichiarato di aver acquistato la droga con del denaro vinto al bingo e di volerne fare uso di gruppo con degli amici durante una mangiata, i giudici di Piazza Cavour hanno comunque ritenuto configurabile il reato di detenzione illecita dello stupefacente a fini di cessione.
Gli Ermellini hanno invece accolto le argomentazioni presentate dalla madre, disponendo l’annullamento della sentenza di condanna nei suoi confronti. Nel suo caso, infatti, nonostante il tentativo di occultare lo stupefacente alle forze dell’ordine potesse correttamente integrare gli estremi della detenzione illecita di sostanza stupefacente in concorso con il figlio, per i Giudici del Palazzaccio la donna poteva ritenersi “non punibile per la particolare tenuità del fatto”; la sua condotta, infatti, era da ritenere “marginale”, e “del tutto momentanea ed essenzialmente finalizzata a ‘proteggere’ il figlio dagli accertamenti delle forze dell’ordine”.
