Raddoppiata in appello la cifra a favore dei parenti di una donna ridotta in stato vegetativo a causa di un malfunzionamento del pacemaker che le era stato impiantato due anni prima

Due milioni di euro. Questa la cifra che  un’azienda distributrice di pacemaker di fabbricazione statunitense dovrà liquidare alla famiglia di una donna ridotta a uno stato vegetativo permanente da quasi otto anni.

La vittima è un’infermiera del milanese, madre di tre figli, oggi quarantottenne, alla quale nel 2008 venne impiantato un pacemaker. Due anni dopo la signora fu colta da un arresto cardiaco, ma l’apparecchio che avrebbe dovuto dare la scarica per ripristinare il battito non funzionò.

La paziente si salvò grazie alla defibrillazione praticata dai sanitari del 118 intervenuti in suo soccorso, riportando però danni permanenti al cervello. Da allora vive a letto, in uno stato di incoscienza.

Le indagini avviate dalla Procura avevano appurato il malfunzionamento del pacemaker, prodotto da una casa costruttrice d’oltreoceano.

Il software dell’apparecchio non era stato aggiornato.

La stessa azienda aveva lanciato un allarme nel 2008 all’Agenzia federale per l’alimentazione e i medicinali, richiamando negli USA i dispositivi potenzialmente difettosi. La segnalazione, tuttavia, non era stata recepita in Italia.

Nel 2015 la vicenda aveva visto la condanna in primo grado per lesioni colpose gravissime di due manager e della società importatrice del defibrillatore nel nostro Paese. Il giudice aveva inoltre disposto la liquidazione di un milione di euro ai parenti della vittima. Una risarcimento ‘attenuato’ dalla debolezza del cuore della donna, che avrebbe contribuito a determinare la tragedia, oltre che dal ritardo nel chiamare i soccorsi. Respinta, invece, sulla base di una perizia medico legale, la tesi difensiva secondo cui il pacemaker sarebbe entrato in funzione senza riuscire a contrastare gli effetti dell’arresto cardiaco.

Nelle scorse ore la Corte d’Appello di Milano ha invece escluso che la malattia della donna abbia concorso a causare l’accaduto, attribuendo la piena responsabilità al macchinario difettoso. Sebbene la prescrizione abbia portato all’annullamento delle condanne per i due dirigenti, i Giudici di secondo grado hanno accolto le richiesta avanzata dal sostituto procuratore. L’entità del risarcimento, quindi, è stata raddoppiata. Le motivazioni delle sentenza sono attese entro 90 giorni.

 

Hai vissuto un’esperienza simile? Scrivi per una consulenza gratuita a redazione@responsabilecivile.it o invia un sms, anche vocale, al numero WhatsApp 3927945623

 

Leggi anche:

DISPOSITIVI MEDICI DIFETTOSI, È POSSIBILE OTTENERE UN RISARCIMENTO?

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui