L’Associazione scientifica farmacisti italiani lancia l’allarme sull’ abuso di integratori utilizzati al posto dei farmaci da molte persone.

C’è preoccupazione da parte dell’Associazione scientifica farmacisti italiani che di recente ha lanciato un allarme circa l’ abuso di integratori alimentari tra gli italiani.

Molti di loro, infatti, li utilizzano al posto dei farmaci con conseguenze drammatiche per la loro salute.

L’Asfi, dunque, ha espresso forte preoccupazione rispetto al fenomeno, insieme alla crescente immissione in commercio di nuovi prodotti salutistici, notificati presso il Ministero della Salute come “integratori alimentari”, ai sensi del Decreto legislativo 21 maggio 2004 n. 169.

L’ abuso di integratori sembra essere dovuto al fatto che questi vengono “propagandati presso la classe medica come se fossero veri e propri medicinali dotati di proprietà terapeutiche, da prescrivere su ricetta medica, per curare precise patologie acute e croniche, come se fossero una valida alternativa per i medicinali autorizzati per quelle indicazioni”.

Questo, per Asfi, genera “confusione e disorientamento”. E non solo tra i cittadini, ma anche tra i Farmacisti che operano a contatto con il pubblico.

“Tali prodotti – prosegue Asfi – si presentano, infatti, in forma di capsule, compresse, bustine, gocce, sciroppi, fiale da bere, ed altre forme di confezionamento primario tipici dei medicinali, racchiusi in scatole che contengono un foglietto illustrativo graficamente molto simile a quello che deve essere presente per legge nelle scatole dei medicinali”.

Eppure, ricorda l’associazione, gli integratori non possono “vantare proprietà terapeutiche: sono prodotti che possono al più essere proposti per supplementare la normale dieta con elementi nutritivi utili per il mantenimento o il recupero del benessere”.

Ma non è tutto.

L’Asfi ricorda le sostanziali differenze che sussistono tra la legislazione che disciplina gli integratori alimentari salutistici e quella che disciplina i medicinali autorizzati.

Vi sono infatti delle importantissime differenze al riguardo.

Tra queste, il fatto che gli integratori non necessitano di studi preliminari che ne valutino l‘efficacia.

Inoltre, per le aziende produttrici di integratori, non c’è obbligo di certificazione GMP (Good Manufacturing Practice), così come non sono previsti controlli indipendenti sulla qualità e la purezza degli ingredienti utilizzati.

Ancora, non ci sono obblighi di legge riguardo la qualifica di chi ha l’incarico di occuparsi dell’informazione presso la classe medica. E ciò a differenza di quanto previsto per i medicinali.

Per commerciarli non occorre un farmacista: ciò può avvenire anche in un semplice punto vendita alimentare.

Pertanto, L’Asfi ritiene che la crescita incontrollata di questa classe di prodotti, e il relativo abuso di integratori, presenti “grossi rischi a medio – lungo termine per il futuro della nostra professione”.

Ciò “in quanto concorre a banalizzare il concetto di farmaco”. Inoltre, porta “a diffondere tra il grande pubblico l’idea che la nostra intermediazione tra medico e medicinale non sia oramai più necessaria”.

Un rischio enorme per i pazienti, da non sottovalutare.

Dunque, l’Asfi ha invitato il Ministero della Salute e tutti gli Organi di vigilanza interessati ad aumentare l’attenzione su queste nuove delicate categorie di prodotti.

 

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