Un medico e una ostetrica sono stati condannati a sei mesi di reclusione, pena sospesa, per il caso di una bimba morta alla nascita. Alla famiglia, un maxi risarcimento.

È stata emessa una sentenza di condanna a sei mesi di reclusione, pena sospesa, per un medico e una ostetrica ritenuti responsabili di omicidio colposo nel caso di una bimba morta alla nascita.

La vicenda risale al 26 febbraio di 7 anni fa ed è avvenuta all’ospedale Carlo Poma di Mantova.

Nel corso del procedimento è stata assolta una dottoressa.

I due sanitari condannati sono G. B., 53 anni e S. B. di 51. Assoluzione piena, invece, per A. G. di 61 anni.

Nel primo pomeriggio di ieri, 20 aprile, la sentenza di condanna per il caso della bimba morta alla nascita è stata emessa dal giudice Ivano Brigantini.

Alla famiglia è stato inoltre riconosciuto un maxi risarcimento. Seicento mila euro ai genitori e 200mila euro ai nonni della neonata, rappresentati dall’avvocato Beatrice Biancardi.

Ma ecco cos’era accaduto.

La vicenda risale al 26 febbraio di sette anni fa. Quel giorno la giovane donna, oggi 33enne, era giunta in ospedale, alla 37esima settimana di gravidanza.

La giovane mamma era affetta da ipertensione cronica e diabete.

Ebbene, quella mattina viene effettuata una serie di controlli e finalmente nel pomeriggio la donna entra in sala parto.

“Dalle quindici in poi – ha raccontato al giudice – non si è fatto vivo più nessuno se non con sporadiche apparizioni. Mi provavo la glicemia da me ed era sempre troppo alta per questo ho dovuto farmi l’insulina. Stavo male”.

Intorno alle 19, però, tutto precipita improvvisamente. Il tracciato del cuore della bimba evidenzia una tachicardia. Per farla nascere viene usata la ventosa, ma non esce perché incastrata con un spalla.

Dopo una serie di manovre la piccola viene liberata, ma è troppo tardi. La neonata è morta soffocata.

Dopo il tragico decesso della bimba morta alla nascita, i genitori decidono di fare luce su quanto accaduto per capire se vi siano responsabilità dei sanitari.

Inizia quindi l’inchiesta al termine della quale il pubblico ministero chiede l’archiviazione. La difesa si è quindi opposta.

Seguono poi altre perizie, il rinvio a giudizio e il processo. Che, alla fine, ha riconosciuto le responsabilità per i due sanitari, medico e ostetrica, e un consistente risarcimento.

 

 

 

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