La vittima aveva assunto un farmaco a base di fendimetrazina, sostanza soggetta a prescrizione limitativa. Respinte le argomentazioni difensive del dietologo

Confermata in via definitiva la condanna di un medico per la morte di a una paziente che aveva assunto una sostanza altamente tossica per dimagrire. La donna era affetta da obesità e il dietologo le aveva prescritto, tra gli altri medicinali, un farmaco a base di fendimetrazina. Seguendo tale cura la signora aveva perso 40 chili. Tuttavia, era  intervenuta una complicazione arteriosa e le sue condizioni erano peggiorate sino al sopraggiungere del decesso.

Il camice bianco, nel ricorrere per cassazione, aveva sostenuto di aver agito con la dovuta diligenza prescrivendo alla donna una dieta unitamente a esercizio fisico. Affermava, inoltre, di aver  messo in guardia la paziente sui rischi legati all’obesità, in particolare cardiopatie ischemiche, tumori e ipertensioni.

La difesa aveva poi evidenziato come la stessa perizia avesse affermato che la donna non era un soggetto in buona salute. La prospettiva della morte, peraltro, non era per nulla estranea al suo orizzonte temporale nel medio periodo.

Quanto alla fendimetrazina, il ricorrente evidenziava la mancanza di un divieto assoluto di somministrazione.

Infine, il professionista eccepiva come nel paziente non fosse stato possibile accertare la presenza di altre patologie occulte che ne avessero decretato la morte.

Il Supremo Collegio, tuttavia, ha ritenuto di non aderire alle argomentazioni proposte, respingendo il ricorso-

I Giudici di Piazza Cavour, in particolare, hanno chiarito che il farmaco in questione era assoggettato a prescrizione limitativa. Nel caso in esame, tale condizione non era stata rispettata. Inoltre, hanno condiviso quanto già statuito dalla Corte d’Appello, ovvero che il decesso non solo era evitabile, ma anche prevedibile. Il professionista, infatti, aveva omesso di eseguire le analisi più comuni come l’esame del sangue e la misurazione della pressione.

In conclusione la Suprema Corte ha decretato la piena responsabilità del medico, in virtù di una serie di gravi comportamenti omissivi.

 

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