Un milione di euro alla famiglia di un minore che sei anni fa ha riportato gravi danni cerebrali alla nascita per una condotta medica improntata – secondo l’accusa – a negligenza e imperizia
L’Azienda Sanitaria Locale di Lecce dovrà corrispondere una cifra pari a circa un milione di euro, a titolo di risarcimento a favore dei genitori di un bimbo di sei anni che ha riportato gravi danni cerebrali alla nascita. Lo ha stabilito, con una sentenza emessa lo scorso 25 ottobre, il Giudice unico della Prima sezione del Tribunale Civile di Lecce, che ha ritenuto fondata, anche sulla base della consulenza tecnica d’ufficio, la pretesa avanzata dalla famiglia.
Nello specifico ,la perizia medico legale avrebbe accertato un ritardo nella conduzione del parto naturale da parte dei camici bianchi dell’ospedale del basso Salento in cui la mamma si era recata per il lieto evento. Un errore da cui sarebbe scaturita l’encefalopatia ipossico ischemica che ha segnato la vita del ragazzo e, di riflesso, dei suoi genitori.
Secondo l’accusa, i dottori non avrebbero osservato, durante il percorso clinico, una condotta medica improntata a perizia e diligenza.
Il Tribunale – come riporta il Corriere Salentino – ha ribadito e confermato il consolidato principio giurisprudenziale secondo il quale l’ingresso della gestante all’interno della struttura medica avvenne sulla base di un contratto con effetti protettivi a carico di un terzo.
I legali della famiglia della parte lesa, inoltre, secondo il Giudice avrebbero assolto pienamente l’onere probatorio dimostrando, con argomentazioni giuridiche e scientifiche avvalorate dai propri consulenti, la sussistenza del pieno nesso casuale. In tal modo avrebbero dunque provato che la condotta medica dei sanitari sarebbe stata, secondo il criterio del “più probabile che non”, causa esclusiva del grave danno fisico riportato dal nascituro.
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