In Italia muoiono nove mamme ogni 100mila nati; la patologia rappresenta la prima causa di mortalità materna a livello mondiale

Identificazione precoce del rischio, migliore comunicazione tra professionisti, appropriatezza all’indicazione del cesareo e monitoraggio della donna durante il post partum. Sono questi alcuni dei focus individuati dalla prima Linea Guida italiana evidence based per la prevenzione e il trattamento dell’emorragia post partum, patologia che rappresenta la prima causa di mortalità e grave morbosità materna a livello globale.

L’iniziativa, che raccoglie le migliori evidenze scientifiche in materia, è stata presentata oggi, presso l’Istituto Superiore di Sanità ed è frutto del progetto di sorveglianza ostetrica coordinato dall’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) del Centro Nazionale di Epidemiologia Sorveglianza e Prevenzione della Salute dell’ISS, con il finanziamento del Ministero della Salute.

“Quella presentata oggi è una linea guida di estrema importanza – dichiara Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS – nonostante l’Italia sia tra i Paesi europei con i minori tassi di mortalità materna si può fare di più. Grazie ai progetti finanziati dal Ministero della Salute stiamo, infatti, cercando di rendere sempre più capillare la sorveglianza di questo fenomeno perché ci siano sempre meno morti evitabili. Anche questa linea guida, frutto della sorveglianza coordinata dall’ISS, va in questa direzione”.

La linea guida è finalizzata a promuovere buone pratiche cliniche nella gestione della EPP (emorragia post partum) passando in rassegna le procedure volte alla prevenzione dell’EPP grazie al riconoscimento delle donne a maggior rischio, alla terapia medica e chirurgica della condizione e alla sua gestione multidisciplinare, all’assistenza nel post partum e agli aspetti relativi alla gestione del rischio clinico, con particolare riguardo all’organizzazione e alla comunicazione all’interno del team assistenziale e con le donne e i loro familiari.

Nell’ambito delle attività di ricerca da cui è nata l’idea della Linea Guida è stato possibile stimare, grazie al sistema di sorveglianza della mortalità materna coordinato dall’ISS in 8 regioni che coprono il 73% dei nati in Italia, non solo un rapporto di mortalità materna pari a 9 decessi ogni 100.000 nati vivi, ma anche la proporzione di morti materne dovute a emorragia ostetrica.

Le regioni coinvolte nella sorveglianza sono: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia. Tra il 2006 e il 2012 su 100 donne morte a seguito di complicazioni ostetriche della gravidanza e del parto, 43 sono decedute per emergenze emorragiche. Il rapporto di mortalità materna stimato nel nostro Paese (9/100.000 nati vivi) si colloca nei valori medio-bassi europei, in analogia a quanto stimato in Francia e nel Regno Unito. Al contrario, la proporzione di decessi materni ascrivibili a complicazioni emorragiche è superiore rispetto a quella rilevata in altri paesi economicamente avanzati.

“Le indagini confidenziali hanno messo in evidenza criticità simili a quelle del Regno Unito che ha insieme a noi un basso tasso di mortalità materna – spiega Serena Donati, del Reparto Salute della Donna e dell’Età evolutiva dell’ISS – le principali criticità riscontrate nella gestione delle emergenze emorragiche sono: l’inadeguata comunicazione tra professionisti, il ritardo nella diagnosi, l’inappropriata assistenza durante la gravidanza, l’inappropriata indicazione al taglio cesareo e l’inappropriato monitoraggio della donna nelle prime 24 ore dopo il parto, informazioni che abbiamo recepito e utilizzato nello sviluppo della nuova Linea Guida”.

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