Sussiste elevata probabilità che il Linfoma non Hodgkin, che ha portato al decesso del lavoratore, sia causalmente riconducibile all’epatite da virus C di cui era affetto e per la quale aveva ottenuto il riconoscimento come infortunio sul lavoro (Tribunale di Parma, Sez. Lavoro, Sentenza n. 141/2021 del 07/12/2021-RG n. 390/2020)

La ricorrente, in qualità di coniuge erede del lavoratore deceduto, cita in giudizio l’Inail chiedendo la costituzione di una rendita vitalizia in proprio favore, stante il decesso del congiunto causato o concausato da un infortunio sul lavoro (nonché dalle conseguenze ad esso direttamente riconducibili) riconosciuto dall’Istituto.

Espone:

a) che il marito decedeva in data 14.03.2016;

b) che il de cuius era titolare di rendita Inail per “Epatite virale cronica aggressiva” – danno 85% – a seguito di infortunio sul lavoro occorsogli il 14.05.79;

c) che il certificato di morte riportava, come causale del decesso, “Linfoma non Hodgkin ed Anemia Acuta”;

d) che, in data 01.07.2016, presentava all’INAIL, domanda di liquidazione di rendita ai superstiti;

e) che l’Inail respingeva tale domanda e che analogo esito negativo sortiva l’opposizione.

Il ricorso è fondato.

La rendita invocata è prevista dall’art. 85 del TU 1124/1965, ed è una prestazione economica, non soggetta a tassazione IRPEF, erogata ai superstiti dei lavoratori deceduti a seguito di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale.

Invero, ai sensi dell ‘art. 85 TU: “Se l’infortunio ha per conseguenza la morte, spetta a favore dei superstiti sotto indicati una rendita nella misura di cui ai numeri seguenti, ragguagliata al 100 per cento della retribuzione calcolata secondo le disposizioni degli articoli da 116 a 120. Per i lavoratori deceduti a de correre dal 1° gennaio 2014, la rendita ai superstiti è calcolata, in ogni caso, sul massimale di cui al terzo comma dell’articolo 116:

1) il cinquanta per cento al coniuge superstite fino alla morte o a nuovo matrimonio; in questo secondo caso è corrisposta la somma pari a tre annualità di rendita;

2) il venti per cento a ciascun figlio legittimo, naturale, riconosciuto o riconoscibile, e adottivo, fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età, e il quaranta per cent o se si tratti di orfani di entrambi i genitori, e, nel caso di figli adottivi, siano deceduti anche entrambi gli adottanti. Per i figli viventi a carico del lavoratore infortunato al momento del decesso e che non prestino lavoro retribuito, dette quote so no corrisposte fino al raggiungimento del ventunesimo anno di età, se studenti di scuola media o professionale, e per tutta la durata normale del corso, ma non oltre il ventiseiesimo anno di età, se studenti universitari. Se siano superstiti figli inabili al lavoro, la rendita è loro corrisposta finché dura l ‘inabilità. Sono compresi tra i superstiti di cui al presente numero, dal giorno della nascita, i figli concepiti alla data dell’infortunio. Salvo prova contraria, si presumono concepiti alla data dell’infortunio i nati entro trecento giorni da tale data;

3) in mancanza di superstiti di cui ai numeri precedenti, il venti per cento a ciascuno degli ascendenti e dei genitori adottanti se viventi a carico del defunto e fino alla loro morte”.

Nel caso in cui la somma delle rendite predetta superi la retribuzione, le singole rendite sono proporzionalmente ridotte entro tale limite.

Qualora una o più rendite abbiano in seguito a cessare, le rimanenti sono proporzionalmente reintegrate sino alla concorrenza di detto limite. Nella reintegrazione delle singole rendite non può peraltro superarsi la quota spettante a ciascuno degli aventi diritto ai sensi del comma precedente.

Ciò posto, è necessario accertare se la patologia di cui era affetto il de cuijus, già riconosciuta dall’Inail come derivante da infortunio, sia stata la causa, ovvero una delle concause, che hanno determinato il decesso.

Il CTU ha così concluso: “Nel caso in esame la causa dell’insorgenza del LNH va ricercata in una azione diretta del HCV sul tessuto linfoide ove determina la produzione di diversi tipi di anticorpi e immunocomplessi che possono a loro volta determinare l’insorgenza di diverse patologie tra le quali anche il LNH. In letteratura sono presenti numerosi lavori scientifici a sostegno dell’associazione tra l’infezione da HCV ed il LNH. Anche un recente lavoro riportato nella rivista Annals of Oncology Volume 29, Issue 1, January 2018, Pages 92 -100 intitolato “From hepatitis C virus infection to B-cell lymphoma” conferma che “Epidemiological data and clinical observations argue for an association between HCV and lymphoproliferative disorders”. La traduzione del l’Abstract dell’articolo è “Oltre ai disturbi epatici, il virus dell ‘epatite C (HCV) è anche associato a manifestazioni immunitarie extraepatiche e linfoma non Hodgkin a cellule B (NHL), in particolare linfoma della zona marginale, de novo o linfoma diffuso a grandi cellule B e, in misura minore, linfoma follicolare. I dati epidemiologici e le osservazioni cliniche sostengono un ‘associazione tra HCV e disturbi linfoproliferativi. Il ruolo causale dell’HCV in NHL è stato ulteriormente supportato dalla risposta alla terapia antivirale. I processi fisiopatologici in gioco che portano dall’infezione da HCV al linfoma palesato devono ancora essere ulteriormente chiariti. Sulla base di studi biologici riportati, sembrano tuttavia emergere diversi meccanismi di tra sformazione. Un forte corpo di prove supporta l ‘ipotesi di un meccanismo di trasformazione indiretta con cui la stimolazione antigenica sostenuta porta dall’espansione oligoclonale a monoclonale e talvolta al linfoma franco, per lo più di sottotipo di zona marginale. Infettando i linfociti, l ‘HCV potrebbe svolgere un ruolo diretto nella trasformazione cellulare, in particolare nel linfoma delle gran di cellule B de novo. Infine, l ‘HCV è associato al linfoma follicolare in un sottoinsieme di pazienti. In questo contesto, si può ipotizzare che le citochine infiammatorie stimolino la proliferazione e la trasformazione dei cloni IgH -BCL2 che vengono aumentati durante l’infezione cronica da HCV. Svelare la patogenesi della linfoproliferazione delle cellule B corre lata all ‘HCV è di primaria importanza per ottimizzare le strategie terapeutiche, in particolare con il recente sviluppo di nuovi farmaci antivirali ad azione diretta. Esaminata la documentazione in atti ed in riferimento all’ampia letteratura scientifica internazionale sull’argomento, qui solo parzialmente riportata, ritengo che si possa sostenere come sussista un rapporto causale diretto tra l’epatite di origine virale e l’insorgenza di un LNH. Una volta confermata la possibile correlazione tra l’infezione HCV ed il LNH si tratta di valutare quale sia la percentuale di probabilità che tale correlazione si realizzi. In atti è presente un interessante lavoro scientifico corredato e supportato da ampia letteratura scientifica del Dott. Marco Borderi, Infettivologo dell’Unità Operativa di Malattie Infettive del Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna, che riporta come ad una meta -analisi di vari studi internazionali riguardanti il rischio di sviluppare un linfoma in soggetti affetti HCV positivi “la frazione di linfomi attribuibili a infezione da HCV varia per area geografica, raggiungendo il 10% nei paesi ad alta endemia..(..).. l’elevatissimo numero di studi interventistici ad oggi pubblicati che hanno dimostrato con chiarezza che nei pazienti HCV positivi affetti da linfoma indolente l ‘eradicazione dell’HCV con trattamento antivirale induce direttamente la regressione del linfoma forniscono la prova definitiva a sostegno e dimostrazione del legame causale diretto tra HCV e linfoproliferazione. Uno studio riportato sul Blood 01.08.03 Volume 102 n 3 conclude affermando che 1 caso su 20 casi di LNH può essere attribuita a infezione da HCV. Un lavoro presentato su Jama del 2007; 297 (18): conclude che l ‘infezione da HCV determina un incremento dal 20% al 30% del rischio di ammalarsi di LNH. In considerazione di quanto sopra riportato ritengo che si possa affermare che: – Il linfoma non -Hodgkin (LNH) può essere causalmente riconducibile alla infezione da HCV. – Il virus presenta infatti un tropismo per il tessuto linfoide sul quale determina delle modificazioni con creazione di anticorpi ed immunocomplessi che possono determinare l’insorgenza di diverse patologie tra le quali anche il LNH. – Lavori scientifici di diversi autori indicano che un paziente affetto da HCV presenta un maggior rischio di ammalarsi di LNH rispetto ad un soggetto non affetto da tale patologia”.

“Il grado di probabilità di ammalarsi di LNH varia, secondo gli autori, dal 10% fino al 20% -30% rispetto ad una persona sana. Ritengo quindi ampiamente documentato che sussista una elevata probabilità che il Linfoma non-Hodgkin, la cui sfavorevole evoluzione ha portato al decesso del lavoratore, sia causalmente riconducibile all’infezione da virus C di cui era affetto e per la quale aveva ottenuto il riconoscimento come infortunio sul lavoro”.

Tali conclusioni conducono a ritenere fondata la domanda dell’attrice.

Al riguardo, viene rammentato, trova diretta applicazione la regola di cui all’art. 41 C.P. per cui il rapporto tra evento e danno è governato dal principio dell ‘equivalenza delle condizioni cosicché va riconosciuta efficienza causale ad ogni antecedente che abbia contribuito, anche in maniera indiretta, residuale e remota, alla produzione dell’evento, mentre solo se possa essere ravvisato con certezza l’intervento di un fattore estraneo all’attività lavorativa che sia stato di per sé sufficiente a determinare l’infermità, tanto da fare degradare le altre eventuali concause a semplice occasioni, può escludersi l’esistenza del nesso eziologico.

Riconosciuto il diritto dell’attrice, nella sua qualità di coniuge superstite, alla costituzione della rendita ai superstiti e, conseguentemente, l’Inail è tenuto alla corresponsione del relativo trattamento economico, con la decorrenza di legge, oltre alla rivalutazione monetaria ed agli interessi legali sui ratei arretrati con decorrenza dal 121° giorno dalla presentazione del ricorso in sede amministrativa.

Spese di giudizio, ivi comprese quelle di CTU, a carico dell’Inail soccombente.

Avv. Emanuela Foligno

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