Necrosi ischemica alle dita della mano (Tribunale Cassino, Sentenza n. 781/2023 pubblicata il 14/06/2023)

Schiacciamento alla mano sinistra e necrosi ischemica delle dita con successiva amputazione.

Viene citata a giudizio la Azienda USL di Latina, al fine di ottenere il risarcimento dei danni non patrimoniali in ordine alle lesioni riportate dall’ attore.

L’attore il giorno 09.07.10, mentre controllava il proprio mezzo agricolo, a causa dell’improvvisa chiusura del coperchio della fresa, subiva un trauma da schiacciamento a carico della mano sx.

Condotto al Pronto Soccorso con diagnosi di “parziale amputazione delle 4 dita al terzo medio con estremità calde”, veniva trasferito nel reparto di Ortopedia dello stesso nosocomio per essere sottoposto a intervento chirurgico per la sintesi delle fratture riportate e la sutura dei tendini lesionati.

L’attore, vedendo la sua situazione sanitaria peggiorava, lasciava volontariamente la struttura ospedaliera con la seguente diagnosi di dimissione: “trauma da schiacciamento con subamputazione del 2°-3°-4°-5° dito mano sx”.

Si recava, pertanto,  presso il Policlinico di Modena, reparto Chirurgia della mano effettuando un ricovero d’urgenza e veniva riscontrato “necrosi ischemica delle dita della mano”.

In data 16.07.10 veniva sottoposto a nuovo intervento chirurgico: “regolarizzazione digitale multipla mano sx cpm sub-imputazione ischemica delle dita lunghe mano sx trattata altrove”. Durante l’intervento fu effettuata asportazione dei mezzi di sintesi e tessuto necrotico, coagulazione dei fasci vascolo nervosi con elettrobisturi a basso voltaggio per 2 minuti, rimozione laccio, emostasi accurata, plastica cutanea e sutura cutanea, medicazione con garza grassa e bendaggio. Successivamente il paziente si sottoponeva a cicli riabilitativi FKT.

Il paziente ritiene che il primo intervento di urgenza non era stato adeguato e che pertanto successivamente non era stato più possibile per i sanitari di Modena, che avevano eseguito il successivo intervento, salvare le dita che furono quindi amputate.

Il CTU incaricato dal Giudice ha riscontrato una grave condotta omissiva a carico dei sanitari che sono intervenuti. Riferisce: “Trattandosi di un Trauma di urgenza differibile, seppur sottovalutato il trauma da schiacciamento delle falangi è un trauma da codificare come urgenza non come emergenza, e  tenendo in considerazione quanto emerso dalla letteratura scientifica, sarebbe stata opportuna una valutazione ed un trattamento più idonei da parte dell’Equipe Ortopedica del P.O. , se non un trasferimento diretto presso altra struttura ospedaliera vista l’attivazione, dal 2009, nella regione Lazio della rete assistenziale della chirurgia della mano. Lo sbrigliamento (traduzione in italiano di debridement) è un processo chiave nella preparazione del letto della ferita e nell’avviare il processo di guarigione. La procedura di debridement, come emerge dalla cartella clinica del policlinico di Modena, non è stata eseguita nel modo corretto in quanto in data 10/07 il paziente presentava nescrosi ischemica delle regioni sottoposte a sub-amputazione. Una corretta procedura di debridement avrebbe evitato la necrosi ischemica e quindi la necessità di un secondo intervento chirurgico per ulteriore amputazione, di fatto, delle falangi delle dita della mano sx del periziando. Vista l’inadeguatezza delle strutture del P.O., un’immediata attivazione della Rete Assistenziale della Chirurgia della Mano della Regione Lazio, da parte delle equipe preposte, avrebbe permesso un intervento chirurgico con equipe di microchirurgia, in strutture con materiali e personale adeguate, garantendo percentuali maggiori di riuscita già del primo intervento chirurgico. Una buona riuscita del primo intervento chirurgico avrebbe evitato il ricorso al secondo intervento chirurgico e quindi una ulteriore amputazione delle dita della mano sinistra del periziando. Da non sottovalutare infine la tempistica dell’intervento chirurgico: la possibilità di intervenire entro le 72 ore dal trauma (72 ore necessarie per le corrette procedure di debrindering – fondamentali per evitare la necrosi tissutale) si aveva la tempistica necessaria per attivare la Rete Assistenziale della Chirurgia della Mano e reperire il posto letto in una delle strutture di rilevanza regionale preposte.”… “Per quanto, l’intervento chirurgico ortopedico eseguito presso il P.O. possa essere ritenuto idoneo alla tipologia di danno osseo causato dal trauma del paziente, non si ritiene idoneo per il danno complessivo occorso al paziente, in quanto è carente nella fase di debridement e ricostruzione vascolare……. Per quanto possano essere state eseguite nel corretto ordine le procedure previste per l’intervento chirurgico: Preparazione del pezzo amputato – debridement – accorciamento e sintesi ossea – riparazione tendinea – anastomosi vascolari e microchirurgiche – sutura nervosa – copertura cutanea – dallo stato delle cicatrici riscontrato all’accesso presso il Policlinico Modena reparto Chirurgia della Mano, la fase di debridement non è stata eseguita nel modo corretto e per il giusto tempo (nelle prime 72 ore)(si ricorda nuovamente che una corretto debridement è necessario ad evitare necrosi tissutali).”……“all’epoca dei fatti la procedura corretta da seguire era l’attivazione della rete assistenziale della chirurgia della mano, con una possibilità di successo dell’intervento chirurgico e quindi con una possibilità molto elevata di evitare la seconda sub amputazione, nonché la prima sub amputazione (85%) eseguendo oltre che corretto debridement anche un corretto intervento di ricostruzione vascolare e cutanea ad opera di una seconda equipe specializzata negli interventi di microchirurgia.”

Conclusivamente, accertata l’amputazione delle falangi del 2°3°4°5° della mano sx, nonché il disturbo post-traumatico da stress moderato, il CTU riconosce un danno biologico permanente del 21%.

La USL di Latina viene condannata al pagamento dell’importo totale di  € 71.784,00, oltre spese di lite e di CTU.

Avv. Emanuela Foligno

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