Secondo il Giudice il fatto non sussiste; non vi sarebbe nesso causale tra la condotta dei medici e il decesso

Era morta nel parcheggio dell’Ospedale Massaia di Asti mentre risaliva in macchina in compagnia dei familiari dopo essere stata dimessa dal Pronto soccorso. La donna, una pensionata di 77 anni era stata sottoposta 12 giorni prima, correva il febbraio del 2012, a un intervento chirurgico ed era tornata in Ospedale perché non si sentiva bene.
Dal decesso era scaturita un’inchiesta che aveva portato al rinvio a giudizio di tre medici, ovvero il primario del reparto di ginecologia che aveva autorizzato le dimissioni della paziente dopo l’operazione, la sua assistente e un medico del pronto soccorso che si era occupato della signora in occasione del suo ritorno presso il nosocomio.
Il Pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione per il primario e l’assoluzione per gli altri due camici bianchi, ma il Giudice del Tribunale del capoluogo di provincia piemontese ha ritenuto, a conclusione del procedimento abbreviato, di assolvere tutti e tre gli imputati stabilendo che “il fatto non sussiste”.
Il magistrato, le cui motivazioni saranno rese note entro 60 giorni, avrebbe, ha accolto le tesi del legale della difesa. Nessuna responsabilità per il primario, accusato di aver dimesso la paziente senza aver prescritto una cura pienamente adeguata, e di conseguenza nessuna responsabilità neanche per l’assistente. Quanto al medico del Pronto soccorso mancherebbe, invece, la prova del nesso di causalità tra le presunte condotte colpose e la morte; per l’avvocato, infatti, non c’è certezza che l’eventuale somministrazione di altri farmaci avrebbe salvato la vita alla paziente.
La decisione del Tribunale evidenzia un esito giudiziario controverso della vicenda. Nelle scorse settimane, infatti, l’Azienda sanitaria locale, dopo aver dato mandato a un proprio medico legale di eseguire una perizia, aveva ritenuto preferibile non affrontare il contenzioso in aula chiudendo la questione con un accordo che, dopo una lunga trattativa, è sarebbe stato raggiunto sulla base di un risarcimento pari a 600mila euro.
 
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