Campagna di sensibilizzazione agli screening di prevenzione al cancro, Cittadinanza- Tribunale del malato lancia l’hashtag #nonaspettare

Nuova iniziativa nella lotta al cancro, malattia alla quale oggi si sopravvive di più grazie agli screening di prevenzione.  Si tratta della campagna per la prevenzione lanciata sui principali social network, da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.
Di fatto, secondo le statistiche, la fascia di popolazione che sopravvive di più alla malattia è quella informata. E l’obiettivo della campagna è proprio quello di far conoscere al maggior numero possibile di persone l’importanza della prevenzione.
I messaggi della campagna informativa sugli screening di prevenzione al cancro sono stati elaborati da un tavolo di associazioni civiche e di pazienti, istituzioni e società scientifiche. La diffusione dei messaggi avverrà attraverso i canali di cui queste realtà dispongono.
Sul fronte degli screening organizzati, gli  inviti spediti dalle strutture sanitarie non sempre raggiungono tutta la fascia di persone prevista. Inoltre, più della metà non accoglie l’invito.

Più screening di prevenzione al cancro al Nord

Facciamo qualche esempio concreto: mentre a nord e al centro gli inviti a fare le mammografie raggiungono nove donne su dieci, a sud arrivano a sole sei donne su dieci.
La percentuale di chi accoglie l’invito a fare screening è anche dettata dalla latitudine in cui si vive. Al nord, in generale, gli screening vengono effettuati in modo più massiccio. Per quanto riguarda la mammografia, accolgono l’invito il 63 per cento delle donne a nord, 56 al centro e 36 per cento a sud.
Di fatto gli inviti, a sud, non hanno grande successo. “Gli screening sono uno dei modi con cui il Servizio Sanitario Nazionale si prende cura della nostra salute e le opportunità devono essere le stesse per tutti”. Lo dichiara Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.
“Ci sono differenze in termini di proattività dei Servizi Sanitari sul territorio nazionale”, continua Aceti. “Ma anche di risposta da parte dei cittadini, visto che più della metà delle persone invitate non esegue gli esami”.
E conclude: “Ci stiamo impegnando per sperimentare, insieme a professionisti, amministratori e associazioni di cittadini, un percorso partecipato in due realtà del nostro Paese per contribuire a rimuovere gli ostacoli che impediscono a questi programmi di essere diffusi, efficaci, conosciuti ed utilizzati.”
 
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