La vicenda riguarda un giovane abruzzese costretto a passare attraverso varie strutture ospedaliere prima di essere operato per un’appendicopatia degenerata in peritonite

Mancanza di posti letto, tac rotta, sosta per prelevare altri pazienti; e così un giovane 30enne avezzanese viene spostato nel giro di 24 ore in 4 ospedali diversi. Un lasso di tempo che, secondo il legale di parte, sarebbe stato decisivo nel provocare al giovane gravi danni permanenti, circostanza per la quale è stata intentata una causa nei confronti della locale Asl, con una richiesta di risarcimento pari a 100mila euro.

La vicenda, secondo quanto riportato dall’avvocato, inizia il 16 gennaio scorso quando il ragazzo abruzzese, accusando forti dolori addominali, si reca dal proprio medico curante. “Non avendo ricevuto giovamento dalla terapia farmacologica prescritta – spiega il legale – di lì a poco il paziente veniva accompagnato all’ospedale di Avezzano dove, dopo una lunga attesa, gli veniva comunicato che non vi erano posti letto e che dunque lo avrebbero trasportato all’ospedale di Sulmona dopo essere prima passato al presidio ospedaliero di Pescina, dove doveva essere prelevato un altro paziente. Quando il paziente è arrivato al presidio di Pescina –  continua il legale –  veniva perso dai sanitari altro tempo prezioso, giacché vi era disaccordo tra loro nel trasportare con l’ambulanza due pazienti. Giunti all’ospedale civile di Sulmona, il paziente e i suoi familiari venivano informati del fatto che l’esame Tc non poteva essere effettuato in quanto il macchinario non era funzionante e dunque, il paziente veniva di nuovo caricato sull’autoambulanza e trasportato all’ospedale di Popoli. Qui, finalmente, veniva effettuato l’esame strumentale che diagnosticava ‘un’appendicopatia evoluta in peritonite’, motivo per cui veniva riportato nuovamente all’ospedale di Sulmona, dove veniva sottoposto finalmente a un intervento chirurgico in data 17 gennaio”.

Una vera e propria odissea da cui sarebbe scaturito un grave danno per il giovane; il ritardo nell’esecuzione dell’intervento chirurgico, infatti, avrebbe comportato la perforazione dell’appendice e l’evoluzione dell’appendicopatia in peritonite diffusa con conseguente quadro clinico ben più complicato. Alla Asl vengono contestati sia il grave ritardo nell’esecuzione dell’intervento chirurgico, sia l’inefficienza delle strutture ospedaliere coinvolte in questa “triste e kafkiana vicenda”; nel mirino anche tutti i sanitari che si sono avvicendati, “per non aver saputo formulare una corretta e tempestiva diagnosi e dunque per non aver effettuato un intervento chirurgico nei tempi e nei modi previsti”. La vicenda è ora al vaglio del Tribunale di Avezzano.

 

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