Aperta un’inchiesta per fare chiarezza sulla terapia domiciliare a cui venne sottoposta una paziente dopo la sostituzione della valvola aortica. La donna rimase paralizzata dopo un ictus

Paralizzata, sulla sedia a rotelle e senza l’uso della parola. E’ la condizione in cui si è ritrovata una donna di 75 anni in seguito a un intervento per la sostituzione della valvola aortica eseguito in Toscana.

La storia, raccontata dalla Nazione, risale alla primavera del 2012. La paziente, dopo le dimissioni, era stata sottoposta a una terapia domiciliare consistente nella somministrazione di un farmaco anticoagulante, il Cumadin. La cura  però si sarebbe rivelata inadatta. Il valore dello stato di coagulazione si era infatti innalzato. I medici, quindi, su suggerimento del cardiologo, avrebbero deciso di cambiare farmaco somministrandole il Konakion.

Dopo alcuni giorni venne reintrodotto il Cumadin ma, a distanza di tre ore la paziente rimase vittima di un ictus cerebrale ischemico che le provocò un’estesa paralisi.

La donna venne portata in ospedale e sottoposta a trattamento farmacologico, ma nei giorni successivi le sue condizioni peggiorarono. Venne quindi trasferita in Terapia intensiva per la ventilazione forzata. Seguì un periodo di difficile riabilitazione. Adesso la 75enne non può più camminare né parlare e necessita di assistenza.

La famiglia ha deciso di presentare un esposto evidenziando “l’incongrua metodologia di trattamento domiciliare”.

I parenti, inoltre, pongono l’accento sulla “prescrizione di una dose massiccia di farmaci contrariamente ai protocolli previsti”. Infine, sottolineano la “colposa omissione dei dovuti controlli da parte dei sanitari”.

La magistratura ha avviato un’inchiesta per fare chiarezza proprio sui trattamenti farmacologici a cui venne sottoposta la paziente. Oltre al procedimento penale, è incorso anche una causa civile. La famiglia, come riferisce la Nazione, avrebbe avanzato la richiesta di un risarcimento pari a un milione di euro.

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