Quando si parla di queste tematiche, anche in campo sanitario, ci si rende conto di quanta confusione e non conoscenza vi sia di questi, pur importanti argomenti. Cerchiamo di fare chiarezza!

La postura, in termini molto semplici, può essere definita come “l’orientamento del corpo e delle sue parti rispetto alla verticale”. L’ equilibrio è il “perenne tentativo del corpo nel far si che la verticale abbassata dal suo baricentro passi all’interno della base di appoggio”. Va da sé, affinché si possa avere un equilibrio ed una postura appropriati, occorre che siano disponibili informazioni continue dalla periferia al cervello sulle posizioni del corpo e delle sue parti.

I concetti di equilibrio e postura, così enunciati, sembrano quanto mai teorici, mentre invece hanno delle implicazioni altamente pratiche. Una persona infatti, soprattutto anziana, se ha un discreto equilibrio, cadrà di mano ed avrà quindi meno fratture, indipendentemente dalla famigerata osteoporosi. Allo stesso modo se la postura sarà corretta, non si avranno, o si avranno meno algie rachidee.

Anche lo sportivo infortunato, dopo trattamento FKT, se avrà un perfetto equilibrio ed una corretta postura, con maggiore difficoltà incorrerà in nuovi infortuni. Utile sarà pertanto quantizzazione precisa ed attendibile delle proprie capacità di equilibrio, non tramite delle impressioni soggettive, ma in base a test ufficiali e ripetibili: la STABILOMETRIA.

Come si attua in pratica tale metodica? Il soggetto inviato al sanitario per questo accertamento, dovrà porsi per un tempo sufficiente in piedi in verticale  in appoggio, in genere bipodalico, su una pedana baropodometrica elettronica. Questa misurerà la diversa pressione esercitata dal piede sulla pedana dandone un’ immagine pratica: lo STATOCHINESIGRAMMA.

Quindi verrà registrato, sempre dalla pedana e dal suo software lo STABILOGRAMMA, ossia la visualizzazione pratica lineare o su assi cartesiani, delle oscillazioni  posturali individuate durante l’esame. Tramite questi valori l’ esaminatore dovrà dire se la condizione è normale o patologica, prescrivendo, in tal caso, le dovute terapie per il recupero nel giusto equilibrio e corretta postura. Per esempio esaminiamo quanto avviene dopo una banale distorsione collo piede.

Queste, dopo un ritenuto tempo “giusto” di fisioterapie, viene data per risolta ed il sospetto può tornare alle sue attività lavorative o sportive. Ma è veramente così? Il più delle volte la patologia è realmente risolta solo dal punto di vista anatomopadologico, ma non dal punto di vista clinico. Molto spesso infatti sia la postura statica che la dinamica del passo sano ancora alterati.

Proprio in questi casi ci viene in aiuto la stabilometria, in quanto, con un semplice esame in pedana, ci permetterà di verificare non arbitrariamente ma scientificamente, l’avvenuta guarigione clinica  del sospetto e di monitorare le terapie determinate. Ci rendiamo conto che questo è un modo nuovo di approcciare anche le più banali patologie dell’apparato locomotore. A qualche paziente e forse anche a qualche sanitario, tale modo di visitare i  pazienti potrà sembrare eccessivo.

Ma in una medicina sempre più basata sull’evenienza, pensiamo che ormai sia necessaria una valutazione di qualsiasi gesto o movimento del corpo, quanto mai precisa e ripetibile. Tutto ciò che ricade nel campo del “mi sembra” o “dovrebbe essere” è un qualcosa che ha fatto il suo tempo e non dovrebbe più far parte di alcuna disciplina scientifica, men che meno la medicina!

Dott. Luigi Girvasi

Specialista in Medicina dello Sport
luigi.girvasi@gmail.com

Dott. Emanuele Cupelloni

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