La denuncia di Paola Mattioli, medico fiscale e rappresentante del Sindacato Medici Italiani (Smi) per la medicina fiscale

La situazione dei medici fiscali non migliora: mentre non sembrano ancora centrare il loro obiettivo i decreti attuativi imposti dalla riforma della Pubblica amministrazione per istituire un polo unico delle visite fiscali a lavoratori pubblici e privati, è il medico fiscale Paola Mattioli a denunciare: «I controlli Inps sui lavoratori in malattia? Purtroppo non ripartono né loro né i redditi di noi medici fiscali; e di quei pochi controlli che si fanno molti sono al terzo giorno di malattia, su lavoratori per i quali l’Inps non paga poiché inizia a pagare dal quarto».

Una situazione che, purtroppo, rimane inascoltata, come spiega la rappresentante del Sindacato Medici Italiani Smi per la medicina fiscale: «Il ministro della Pa Marianna Madia non ci riceve, gli unici segnali li abbiamo dalla Presidenza del Consiglio. Prima come data era stata segnalata gennaio, poi si era slittati a giugno, ora sembrerebbe si rimandi a gennaio 2016. Non vorremmo che qualcuno aspettasse la caduta del governo per affossare il Polo unico».

Il Polo unico ha come obiettivo l’unificazione dei controlli Inps sui privati e delle Asl sui lavoratori pubblici; eppure, i primi (effettuati su 9 milioni di lavoratori da maggio 2013) sono letteralmente crollati dopo i tagli decisi per la spending review, così come sono si sono abbattuti anche i redditi; i secondi, di contro, vengono effettuati solo in piccola percentuale, con buon gioco degli assenteisti.

«Nel 2012 prendevo 60 mila euro lordi, l’anno scorso con appena 25 visite/mese sono scesa a 20 mila, e ad altri colleghi va ancora peggio. L’Inps spendeva 50 milioni a fronte di 2 miliardi pagati per assenze di malattia, dal 2014 è sceso a 18 milioni, ma le spese si sono impennate ben più dei 32 milioni di differenza, anche se di dati a comprova non è facile disporre. In compenso sempre nel 2013 i dirigenti Inps hanno incamerato 361 milioni in premi produttivi. La cosa peggiore è che effettuiamo una frazione dei controlli di cui c’è bisogno».

A fronte di un 3% attiv, per snidare i furbetti ne servirebbe un 20%: «Noi medici fiscali non scoprivamo solo “furbetti” ma riducevamo le prognosi e facevamo risparmiare l’ente; oggi invece gran parte dei controlli scelti selezionando i pazienti con il software Savio si effettuano al 3° giorno di malattia, anche lontano dal week-end, dove il “furbo” raramente è assente». C’è di più. «A volte i criteri utilizzati da Savio- l’applicativo che assegna le visite alle sedi – sono diversi da quelli usati da medici legali delle commissioni per disporre controlli d’ufficio: nell’esperienza mia ad Ascoli Piceno il software sembra insensibile a certi iper-assenteisti e quando si decide di andare a verificare dà dei blocchi che non permettono di redigere la pratica».

«Il Polo unico -conclude Mattioli – avrebbe dovuto dare strumenti per migliorare i controlli su tutti i lavoratori. Nel pubblico, la riforma del 2011 stanzia 70 milioni per 3 milioni di dipendenti Pa, ma all’atto pratico non c’è personale per organizzare le visite: ad Ascoli Piceno dove lavoro (e non è un caso isolato) i controlli su dipendenti pubblici sono di fatto effettuati molto di rado. L’unificazione dovrebbe trasportare risorse dalla disponibilità delle regioni a quella dell’Inps, i ritardi fanno sorgere il sospetto che quelle risorse alle regioni facciano troppo comodo».

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